“Un giusto ufficio”. Uno strumento necessario

Uno strumento, un oggetto di riflessione e di lavoro, si presenta così “Un giusto ufficio. Costruire luoghi di innovazione aperta nei servizi sociali?” di Annick Magnier e Carlo Andorlini, edito da Pacini editore per la collana Sociophaenomena. Un  pamphlet che assume un ruolo fondamentale nella riflessione sul lavoro sociale, sull’organizzazione spaziale degli uffici pubblici e sulla necessità di rigenerare i servizi sociali.

Come si legge in quarta di copertina “Un giusto ufficio prova ad interrogare sul valore di spazi che hanno una funzione pubblica, a rilanciare la riflessione sulle traiettorie in grado di sostenerne il potenziale rigenerativo”. E la promessa non viene tradita nelle 65 pagine che compongono il testo. Il libro si apre con una considerazione che parte dall’intervista di funzionari pubblici che operano nei servizi sociali della Toscana e dell’Emilia-Romagna, si muove poi con una rassegna di esperienze di innovazione sociale aperta che hanno innescato processi di welfare collaborativo e di comunità, per avviarsi “verso una conclusione” che rappresenta un vero e proprio invito a continuare la riflessione.

La genesi di “Un ufficio giusto” si innesta nel primo periodo di confinamento riuscendo a intrecciare vecchie e nuove fragilità dell’organizzazione spaziale degli uffici sociali. Il contributo fondamentale che offrono i due autori risiede nel fatto che si fanno ‘dialogare’ in una logica di continuità, sussidiarietà e integrazione la rigenerazione organizzativa degli uffici pubblici dei servizi sociali con i processi di innovazione sociale aperta. Se da un lato è sempre più necessario un lavoro sociale di comunità, un servizio che esca dai luoghi tradizionali, dall’altro diventa necessario riconsiderare e dare una nuova organizzazione degli spazi fisici degli uffici pubblici per renderli inclusivi e accoglienti dentro una logica ibrida e promiscua di accoglienza.

È questa dimensione che intreccia elementi di design, di architettura, di sociologia, di psicologia. Un portato di saperi multidisciplinari che permette agli autori di restituire una traccia di riflessione e azione che dovrebbe diventare una guida per progettare nuovi spazi pubblici e nuovi spazi privati che assumano una funzione pubblica. Magnier e Andorlini presentano un lavoro attento e documentato, una traccia utile per dare vita a nuovi processi ibridi capaci di rigenerare la dimensione spaziale dei servizi e di conseguenza l’organizzazione e le reti territoriali dei servizi stessi. Ogni operatore sociale dovrebbe leggere questo testo e mettersi in cammino per progettare nuove risposte ai bisogni in una dimensione di innovazione sociale aperta. 

One thought on ““Un giusto ufficio”. Uno strumento necessario

Lascia un commento